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Regolamento

La Clique del 23 Dragoni

Il regolamento prescrive due tamburi per compagnia, ossia ogni circa centoquaranta uomini, per un totale di una cinquantina di tamburi per reggimento. Questi sottostanno agli ordini di un Tamburo Maggiore di reggimento, col grado di sottufficiale, e sono assistiti, per quanto riguarda istruzione e disciplina quotidiane, da un Caporale Tamburo (detto anche Tamburo-Maestro o Maestro-Tamburo) che porta il tamburo come gli altri, ma sostituisce all'occorrenza il Tamburo Maggiore in alcune sue funzioni.
Al fine di perfezionare la tecnica esecutiva e la conoscenza di ciascuna "batterie" (e del suo uso in funzione delle varie circostanze), ogni suonatore, sia i novizi, sia gli esperti, assiste quotidianamente alla "scuola di tamburo" (école du tambour) condotta dal Caporale Tamburo sotto la supervisione del Tamburo Maggiore.
Per quanto riguarda strettamente i pifferi, rileviamo che il regolamento di fanteria del 1791, in vigore durante il periodo delle guerre rivoluzionarie e napoleoniche, ma anche nel corso dei regni di Luigi XVIII e Carlo X, non ne fa riferimento. Tuttavia non c'è alcun dubbio che i reggimenti di fanteria ne abbiano continuato l'uso, che risale ai tempi di Francesco I.
E' il caso della Guardia Imperiale, prova ne è la fondazione di una scuola per piffero a Versailles nel 1811. Sono poi giunti fino a noi dei "pifferi d'onore" (intesi come strumenti) donati a soldati appartenenti ad altri reggimenti.
I registri dei candidati alla medaglia di Sant'Elena, assegnata nel 1857 ai veterani della rivoluzione e dell'impero, attestano la consegna di questa onorificenza a qualche piffero (suonatore di piffero).
Bardin (generale francese) nel suo manuale di fanteria (del 1813) descrive tra gli accessori un "porta-piffero".
Tutto ciò prova la presenza dei pifferi al fianco dei tamburi nelle armate napoleoniche, anche se è quasi impossibile determinare quanti pifferi sono incorporati in un reggimento e stabilire quali siano i loro doveri e compiti particolari.
E' vero che i pifferi non sono strettamente indispensabili per l'esecuzione delle "batteries", però le rendono più agevolmente distinguibili per i soldati; ad esempio, le differenze tra La Charge e il Pas Accéléré non sono così evidenti, quando sono suonate solo dai tamburi. Inoltre una melodia si ricorda più facilmente e si può fare l'ipotesi che i soldati abbiano "incollato" delle parole alle arie del piffero come sistema mnemonico; sappiamo per certo che questo accadrà più tardi.
Il repertorio musicale non presenta grandi difficoltà. Le "batteries", sia quelle strettamente regolamentari, sia quelle adottate per tradizione, riguardano tre ambiti:
- servizio (ad esempio sveglia, allarmi, distribuzioni, corvée…)
- disciplina (appelli, ispezioni, spegnimento di fuochi…)
- manovra (cadenza del passo, scioglimento dei ranghi, riallineamento…)
Per concludere questa nostra presentazione, vogliamo sfatare una leggenda e raccontare una curiosità;



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